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SITUazioni. Terreni d'incontro per un'indagine fotografica (2016)

Silvia Mangosio | Anna Morosini | Laura Simone

SITUazioni. Terreni d’incontro per un’indagine fotografica

a cura di Carla Capodimonti, Michele Gentili, Celeste Ricci


 

“Se si può dipingere un quadro a memoria o grazie alle risorse dell’immaginazione, la fotografia, in quanto traccia fotochimica, può essere condotta a buon fine solo in virtù di un legame iniziale con un referente materiale”

Rosalind Krauss


 

La fotografia, più di ogni altro mezzo, può essere considerata lo strumento site-specific per eccellenza, basandosi, per suo statuto, su referenti del mondo reale in contesti specifici: un luogo, un tempo, delle azioni determinate che perdurano in uno scatto. Se è vero che per questa sua connaturata indicalità ogni immagine fotografica conserva un cordone ombelicale con una specifica porzione di mondo e con il momento in cui è stata generata, è anche vero che la sua meccanica natura rappresentativa la porta ad essere distante dalla fruizione allargata, fisica e relazionale tipica dell’arte site-oriented. La mostra SITUazioni. Terreni d’incontro per un’indagine fotografica esplora il rapporto tra il medium fotografico e lo spazio reale al fine di avanzare proposte per una più ampia riflessione sulle pratiche artistiche site-specific.

Le tre opere in mostra sono ciascuna il frutto di un dialogo tra artista e curatore, il risultato di scambi e discussioni, dal processo di ideazione a quello di formalizzazione del lavoro. Le opere rispondono ad una più ampia riflessione sui significati di “sito” e sulle sue diverse conformazioni, tematica già affrontata nei precedenti appuntamenti di Galleria Cinica, di cui questa mostra rappresenta l’ideale conclusione di stagione.

Nella prima sala il lavoro Approssimazione al presente di Silvia Mangosio propone una serie di cinque fotogrammi su tela - ingranditi quasi fino a mostrare le imperfezioni della pellicola stessa - che ritraggono apparentemente scene familiari o domestiche. In realtà l’artista gioca sull’ambivalenza del medium fotografico, distorcendo e modificando le immagini per creare nuovi “presenti”. L’opera si muove così tra specificità e indeterminatezza del mezzo espressivo, a discapito dell’uniformità e della coerenza rappresentativa.

Nella parete di fronte, le quarantadue stampe della serie Loop di Anna Morosini ritraggono le traiettorie dinamiche di un cavallo nel suo ambiente domestico. Partendo dalle tematiche care all’autrice, le poetiche del corpo e dell’identità, l’analisi di un sito specifico diviene lo spunto per una riflessione più profonda sul senso dell’abitudine, sul rapporto tra natura e cultura, sul senso del limite. Loop è uno sguardo su come l’ambiente, sia esso fisico o astratto, agisce sull’individuo condizionandone i comportamenti e definendone l’identità.

Nella sala in fondo, Laura Simone presenta Cinquanta, parte di una serie di immagini scattate in mare a 50 metri di profondità, le quali raffigurano i resti di un relitto. All’ingresso della sala, lo spettatore non avrà punti di riferimento essendo questa completamente buia. Il light box retro illumina l’immagine con una luce molto bassa e solo dopo qualche minuto la foto sarà completamente visibile. Quella di Laura Simone è una ricerca che si interessa di luoghi che si trovano “ai limiti”, compresi come non-luoghi. Appositamente per questa mostra, l’artista ha voluto ricreare un ambiente completamente oscurato e avvalersi di light box per attribuire una valenza di durata all’opera. Lo spettatore, infatti, dovrà attendere prima che essa si manifesti.

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