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Alisia Cruciani, RATURE. Spazio del Possibile. Azione N.3 (2016)

RATURE. Spazio del Possibile. Azione N_3

testo di Michele Gentili

 

Un racconto corale di voci senza nome, una costellazione di fuochi vivi, distanti nel tempo e nello spazio.

L’intervento che Alisia Cruciani propone per Adiacenze è un progetto intimo e personale, per il quale ha deciso di esporre frammenti delle sue memorie private ed oggetti che da anni raccoglie, colleziona e conserva nella sua abitazione. Nella grande stanza della galleria, l’artista costruisce un ambiente solo apparentemente domestico, dove alcuni mobili bianchi sorreggono e mettono in mostra piccoli altarini, reliquiari di una realtà mondana ma incredibilmente intima. Dispiegati al nostro sguardo ci sono pezzetti di un racconto, il suo e della sua famiglia, e frammenti di paesaggio che rivelano un profondo attaccamento, uno struggente senso d’appartenenza. Sui mobili vecchie fotografie, oggetti di famiglia e materia organica cristallizzata con la cera: quello che potrebbe sembrare un tiro mancino sganciato contro il tempo, nel tentativo di mantenere in vita il ricordo di un elemento naturale, è in realtà l’ostentazione di un gesto illusorio che rivela la vanità di affidare la perpetuazione a una materia fragile e cangiante come la cera.

Rature. Spazio del Possibile. Azione N_3 è un omaggio, tenero e malinconico, ai luoghi dell'anima: gli spazi che sono la nostra culla, nostra possibile fonte di sollievo. Potrebbero essere i propri luoghi natali, o quelli in cui si sceglie di vivere, sono spazi che ci formano come esseri umani, che crescono ed accrescono la nostra percezione visiva, le nostre capacità emozionali. Sono luoghi amati, spesso sedi di conflitti. Possono essere luoghi che sentiamo "stretti", ambienti in cui si resiste, da cui si va via - con gioia o con dolore, liberamente o meno - e dove magari si ritorna. Rature è un omaggio ai nostri luoghi, dove l’eterna materia si mescola ai labili ricordi, quei territori che potremmo chiamare, sempre e comunque, "casa". 

L’installazione si presenta come una grande natura morta, composta da tante piccole unità da esperire con tutti i sensi, un grande poema visivo, romantico e nostalgico, che vuole esprimere l’amore per questi luoghi “culla” e il dolore per il distacco. Infatti, come una culla che nella prima fase della vita accoglie e ristora il corpo del bambino, anche questo legame nel tempo può farsi più debole e le sue ragioni d’essere più vulnerabili. Quando le contingenze della vita rendono le nostre ancore fragili ed instabili, anche gli sfondi deliziosi della propria esistenza possono rivelare la loro pesante obsolescenza.

Rature è un dispositivo di racconto che parte dall’esperienza umana dell’artista e che da lì si rivolge a noi, stelle eccentriche di un’unica costellazione. Con una lettera rivolta al visitatore, l’artista invita il pubblico a condividere con lei un frammento della propria memoria, un pezzetto di paesaggio reale o immaginario che entrerà a far parte dell’opera stessa, depositandolo direttamente in mostra o inviandolo all’artista. [Alisia Cruciani – Via Primo Maggio, 39 – Montecassiano (MC), 62010 // alisia.cruciani@gmail.com]. Il contributo può avere qualsiasi forma e può essere quindi concepito come uno scritto, delle immagini o un oggetto (o il suo surrogato). Al centro dell’installazione, infatti, una culla bianca è il luogo di raccolta dei contributi del pubblico. Con tutti i frammenti donati dai visitatori l’artista realizzerà un atlante della memoria che sarà presentato prossimamente nella stessa galleria.

La “cancellatura” (appunto “Rature”, in francese), elemento costante in questa serie di interventi, è qui una cancellazione della soggettività del ricordo personale per divenire memoria collettiva.  Sotto la stessa volta celeste, fuochi lontani brillano all’unisono.

fotografie di Ivo Piersanti

RATURE. Serie fotografica
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