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Alisia Cruciani // RATURE. Spazio del Possibile. Azione N.2 (2015)

(testo della mostra)

 

RATURE(S), gli “spazi del possibile” di Alisia Cruciani

a cura di Michele Gentili

 

*Rature (ʀatyʀ): parola francese che sta per “cancellatura”.

 

Venezia, Sacca San Mattia: lo spazio vuoto più grande della laguna da anni destinato all’accumulo di materiale inerte, scarti di una città operosa e della lavorazione della sua materia più nota: il vetro.  Mentre le numerose botteghe della città si stanno riempiendo di oggetti banali, fabbricati molto lontano da lì con materie di scarsa qualità, del vero vetro di Murano, da sempre emblema della destrezza artigianale veneziana, viene abbandonato a Sacca San Mattia creando una straniante discarica variopinta. Questi frammenti difettosi, seppur depositari di tradizioni e saperi a lungo tramandati, sono materiale non conforme alle leggi di mercato e perciò ritenuti “non funzionali”. Rature. Spazio del possibile. Azione numero -1 nasceva da una riflessione su un luogo specifico e su come la sua identità sia inscindibilmente legata alle sorti degli oggetti che vi si trovano. L’azione artistica è una messa in evidenza delle potenzialità del luogo e di questo materiale nascosto: Alisia Cruciani ha raccolto frammenti vitrei e li ha organizzati ricreando a terra una traccia simile ad un recinto che delimita uno spazio, un luogo che non può lasciare indifferente chi raramente passa di lì, invitandolo in un gioco silente di partecipazione. Rature è un tacito invito a toccare, ad alterare il tracciato proposto attraverso la raccolta e l’organizzazione del materiale,  a  creare nuovi confini e a delimitare nuove aree, ma anche a prendere e portar via quanto già emerso, a cancellare per poi ricostruire. Mettendo in luce il vetro si è così illuminata l’identità del luogo stesso.

Trevi, Galleria Cinica di Palazzo Lucarini. L’installazione che Alisia Cruciani presenta per gli spazi di Galleria Cinica è un dispositivo relazionale volto a stimolare una partecipazione attiva del visitatore della mostra e diviene occasione per approfondire la discussione già avanzata con la prima azione veneziana. I due ambienti della galleria sono stati pensati come a ricostruire un percorso di attraversamento simbolico di un giardino che, attraverso un sentiero, ci porta ad una “casetta in giardino”, rimessa di oggetti che è “quel luogo da quell’altra parte”,  posto fisicamente vicino a noi ma sottratto ai nostri occhi,  limbo di oggetti che attendono il loro utilizzo. Invitato il pubblico a lasciare nello spazio della galleria cose di loro proprietà delle quali vogliono disfarsi o a prendere liberamente quanto contenuto al suo interno,  lo spazio espositivo diviene piattaforma di uno scambio non funzionale di merci, dove si abbattono l’economicità dell’atto di acquisizione e ogni implicazione sociale data dal dono. Gli oggetti depositati nelle sale dell’installazione sono oggetti che sono stati “cancellati” dalle nostre vite perché non rispondenti più ai nostri parametri di utilità e quindi ritenuti superflui ed ingombranti. Attraverso questo inedito dispositivo di scambio antieconomico, l’artista ha voluto restituire dignità ad essi, così da donare loro una nuova possibilità di utilizzo, un loro potenziale ricircolo. “Rature” annienta la funzionalità dello scambio e si fa luogo di una “cancellazione positiva”, un distruggere per ricostruire, un azzeramento per poi ricominciare. L’artista contempla ogni possibilità o deriva del suo operato, sino anche il completo svuotamento delle sale. Il giardino, luogo di ingresso e di passaggio, è un tappeto di feltro lavorato a mano, tecnica prediletta dall’artista e materia mai definitiva,  predisposta ad una continua elaborazione e che si fa medium privilegiato per comunicare una volontà di riciclo: gran parte della lana utilizzata per questo intervento è infatti ottenuta dal riutilizzo dei materiali di precedenti lavori dell’artista.

Appositamente per questa installazione, il musicista Giovanni Cristino ha realizzato la composizione Una giornata in particolare, traduzione musicale di registrazioni effettuate in un giardino riprese in tre momenti di una giornata: mattina, pomeriggio e sera/notte. Estrapolati i rumori, i suoni e gli accadimenti uditivi del mondo reale, Cristino li ha interpretati musicalmente trasformando – come Alisia Cruciani ha fatto con il feltro - un materiale naturale - o comunque accidentale - in un prodotto artificiale e consapevole.

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